ariccia

Arrivare ad Ariccia è un’impresa. Soprattutto se si parte alle 8 di sabato sera, e per evitare il traffico dell’Appia si passa per la via dei laghi. Chiedendo a passanti giovani o vecchi, il risultato non cambia: "Siete completamente fuori strada, dovete tornare indietro e ricominciare da capo!", insomma, certe volte sembra la fase finale del gioco dell’oca, dove non si arriva mai a destinazione!
La fame impazza, e alla fine, dopo 3 passi indietro, un profumino di porchetta ci guida all’ambita meta.

Antipasti, pasta, pasti, carne piccante e non, formaggi piccantissimi e non, infine il tiramisù mischiato ai tarallucci&vino&limoncello. Il tutto anacquato da caraffe di vinaccio schifoso, quello della peggior sottomarca sconsigliata dai nemici.

Ogni boccone diventa trippa e si piazza in un angolo preciso dello stomaco, dopo dieci bocconi non c’è più spazio, e alla fine il pasto deve farsi posto e inizia a creare nuova pancia. Le cinture si slacciano, i bottoni dei pantaloni saltano, la zip si libera, insomma diventa tutto più stretto, l’unica soluzione è una fuga dopo il conto piccante.

Si canticchia un po’ con voci stonate e sbronze canzoni vecchissime sotto i balconi dei residenti, e poi dritti in macchina, su, più in alto del picco, laggiù c’era parcheggio.

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